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LA PERSONALIZZAZIONE DEL CAMBIAMENTO (pt.1)


Scopri come cambiare secondo il modello TransTeorico.

(Focus su: Fase Precontemplativa e fase contemplativa)



In questo articolo proseguiamo la serie inerente al cambiamento, trattando l’importante e delicato tema della personalizzazione con specifico riferimento alle prime due fasi (precontamplativa e contemplativa) del modello transteorico proposto da Prochaska e DiClemente negli anni ’70 per descrivere lo straordinario processo che porta ognuno di noi a cambiare in meglio.



    Leggi l’articolo introduttivo   





L’articolo si svolge intorno a due domande centrali: 


  1. Come si fa ad avanzare nei primi stati di un cambiamento? 

  2. Come si può offrire una consulenza efficace a chi si trova in questa fase iniziale?



Arcobaleno sulla Ruta 40, Patagonia Argentina. Foto di Marzo 2024



FASE PRECONTEMPLATIVA


“Non è che non vedono la soluzione, è che non vedono il problema”.

J.K. Chesterton



Nei precontemplativi manca interesse per il tema su cui operare un cambiamento, poiché non c’è consapevolezza della sua importanza.


Tutti oggi abbiamo più o meno una vaga idea di quanto allenamento e stile di vita siano importanti per la salute. Ma molti sono anni luce dal rendersi conto dell’entità di questa relazione, di quanto sia realmente profonda e determinante. 

Spesso si pensa che fintanto che non si è sovrappeso o obesi, significa che tutto sommato si sta facendo bene a tavola e in palestra, quasi come se l’unica funzione dell’allenamento sia mantenere il “peso forma” e quindi si pensa che da un coach ci vada soltanto chi deve dimagrire. 


Si ignora completamente, in questo stadio, la relazione tra stile di vita e promozione della salute, specialmente per quanto riguarda la prevenzione di malattie croniche (cardiovascolari, tumori, degenerative ad es.). Questo per via probabilmente di una percezione distorta, secondo cui tutto sia una questione di genetica o sfiga, e che di fronte a queste due forze lo stile di vita conti ben poco per cui non ha senso preoccuparsene troppo. 


La netta percezione della maggioranza è che l’impatto che può avere l’allenamento sulla prevenzione delle malattie sia estremamente limitato e molto meno importante della genetica e della sorte, per cui possiamo tranquillamente affermare che la maggior parte della popolazione sottostima fortemente il reale impatto delle scelte alimentari/motorie sulla salute e sul benessere. 


Queste persone, ahimè, che sono quelle che più ne avrebbero bisogno, sono quelle più difficili da raggiungere, perché per comunicare con qualcuno c’è bisogno che ti ascolti e loro semplicemente non sono interessati ad ascoltare, perché non sono consapevoli di avere un problema. Di certo, nessuna di queste persone cliccherà mai su un video o un articolo simile. 

Purtroppo, non è ancora chiaro come raggiungere tali persone per aiutarle, e non si può far altro che guardare impotenti mentre si schiantano. 

È possibile accorgersene da segnali ben noti nel mondo reale: di cosa riempiono i carrelli al supermercato, come si ingozzano ad un all you can eat o un fast food, come si fiondano dritti verso le pizzette durante l’aperitivo ignorando completamente il pinzimonio di verdure o l’insalatina di farro (ad esempio). 


Nell’ambito dei precontemplativi c’è un altro sottogruppo che merita attenzione, i cosiddetti “DOING OK!”, che sì hanno una vaga idea che allenamento e salute siano correlati, ma sottostimano fortemente l’inadeguatezza del loro approccio. Sono in genere quelle persone che riducono tutto a “vado a correre ogni tanto” o “faccio dei circuiti” o “gioco a calcetto lunedì sera”, che per carità è un buon concetto ma, insomma, dopo oltre un secolo di ricerca sull’allenamento, potremmo anche di dire qualcosina di più per massimizzare la nostra salute e il nostro benessere. 


Ma soprattutto è ancora più importante sottolineare che la maggior parte delle persone che ha in testa assunti del tipo “salute= attività fisica= corsa”, di per sé giustissimo, come unica nozione di allenamento, lo applica spesso in maniera disfunzionale alla propria vita. Esempio: pessime calzature, mancata preparazione articolare, respirazione non ottimale, ecc… 


Altre due categorie minori di precontemplativi sono inerenti a:

 

  • Soggetti "MADE UP MIND": ossia coloro che hanno in testa concetti sbagliati della cui validità sono però pienamente convinti. Essi spergiurano sulla necessità di seguire regimi di allenamento strani, escludendo determinate attività a priori. Persone difficili da aiutare, come diceva Epiteto “Nessuno impara quello che crede di sapere già”. In questo caso la loro contemplazione è completamente mal riposta, il che li abbassa allo stadio di Pre-contemplativi, perché non sono in grado di riconoscere quello di cui avrebbero realmente bisogno. 


  • APPROCCIO RIDUTTIVO E RESTRITTIVO ALL’ALLENAMENTO: IN CHIAVE FARMACOLOGICA. Vogliono prescrizioni motorie puntuali, specifiche per il loro “problema”. Esempio: “Cosa devo prendere per diminuire di grasso sulla pancia? Che addominale devo fare? Qual è l’allenamento per snellire? Ecc…”

     

Vedono il dito ma non la Luna: la casa crolla e si concentrano su come spostare i soprammobili. Anche queste persone sono pre-contemplative, non hanno capito che è inutile cambiare l’allenamento se non cambia anche la vita. Dunque, non colgono che il punto non è se fare addominali 1 o 2 volte a settimana, ma che la salute è un discorso ben più ampio e che ha senso solo nel contesto dello stile di vita in generale. Va loro fatto aprire innanzitutto gli occhi sull’impatto che il loro stile di vita, i loro ritmi, il loro lavoro, le loro emozioni, preoccupazioni ecc… hanno sulla loro salute. 



Personalizzazione dell’aiuto in fase precontemplativa


Con i precontemplativi la personalizzazione verterà sull’aprire gli occhi verso la necessità di cambiare, tanto meglio se si capisce con quale delle quattro categorie di precontemplativi si ha a che fare. 


  1. REALE ENTITA’ DEL RAPPORTO PREVENZIONE-SALUTE

  2. RENDERSI CONTO DI QUANTO DISASTROSA SIA IN REALTA’ LA LORO ROUTINE DI ALLENAMENTO

  3. LE COSE CHE PENSAVANO DI SAPERE CON CERTEZZA, IN REALTA’ NON ERANO COSI’ CORRETTE

  4. SENZA UN APPROCCIO PIU’ OLISTICO NON ARRIVERANNO MAI DA NESSUNA PARTE.



Modus operandi


Non è facile individuare un singolo modo per inserirsi in questa fase che fa da spartiacque tra chi vuole cambiare e chi non ci pensa minimamente. 

Si tratta piuttosto di avviare una serie di azioni positive e propositive, volte innanzitutto a:

  • Catturare l’attenzione

  • Educare e informare

  • Aiutare a rendersi conto di comportamenti disfunzionali 

  • Evidenziare inadeguatezze, identificarle e attuare strategie di ripristino o di cambiamento previa acquisizione di consapevolezza. 

Il messaggio nella fase precontemplativa dovrà essere efficace per il nostro interlocutore.



Il Framing


Come comunico? Anche nel dialogo interno o con il prossimo, la superficialità è un lusso che non possiamo più permetterci. Specialmente in questa fase iniziale. 

Di seguito vengono riportati quattro esempi per dire “L’allenamento è una medicina per farti vivere più a lungo”: 


  1. Se ti muovi quotidianamente con pochi semplici esercizi, migliorerai la performance e salute cardiovascolare

  2. Se ti muovi regolarmente, diminuirai il rischio di infarto

  3. Se NON ti muovi regolarmente, peggiorerà la tua salute cardiovascolare

  4. Se NON ti muovi regolarmente, aumenterà il tuo rischio di infarto. 


Tutti e quattro i modi dicono la stessa cosa, ma in maniere diverse. Ora: qual è il modo migliore?

Purtroppo, non c’è. Perché a seconda del tipo di personalità con cui si ha a che fare, solo uno dei quattro sarà più efficace. 

Ci sono persone più sensibili al tema della salute su cui fa più leva un messaggio orientato alla promozione del benessere, per le quali funzionerà meglio il punto 1 che enfatizza i benefici e vantaggi che deriveranno dal compiere quel tale comportamento. Su altre persone, invece, potrebbe far più leva un messaggio orientato alla prevenzione di un rischio, che quindi risponderanno meglio al punto 2, che insiste sull’adottare il comportamento in ottica della prevenzione della malattia. 


Ci sono poi persone su cui fa più leva invece il rimorso per ciò che non si è fatto, e allora sarà più efficace il messaggio 3 o 4 sulle conseguenze che deriveranno dal non fare qualcosa, sempre differenziando tra chi preferisce rinunciare a un guadagno, pur di evitare un rischio, e viceversa chi preferisce mettersi in gioco pur di raggiungere un obiettivo desiderabile. (rispettivamente 3 o 4 formulazione del messaggio). 


Questo era solo un esempio, la scienza della Behaviour Modification è ben più ampia a merita essere approfondita individualmente.


Personalizzare significa scegliere accuratamente 


Il punto è sempre lo stesso: ciascuno è diverso, per cui non solo non esiste un modo migliore di comunicare a tutti, ma il tipo di messaggio che fa più leva su qualcuno, può essere contemporaneamente controproducente per qualcun altro, e quindi addirittura infastidirlo e dissuaderlo piuttosto che motivarlo. 


Ad esempio, la tipica formulazione “centinaia di persone sono state meglio facendo questa cosa”, funziona benissimo per le persone eterodirette, che tendono a riporre fiducia nel giudizio altrui, ma tende a infastidire notevolmente le persone autodirette, la cui prima reazione è “non me ne frega niente di emulare gli altri, quello che funziona per me lo devo determinare io”.

Per cui, con quest’ultimi, la strategia migliore non è mai suggerirgli "cosa" fare, ma cercare di mettere lì tutti i pezzi del puzzle con le varie informazioni, inducendoli a metterli insieme come vogliamo noi ma facendo in modo che abbiano l’impressione di essere stati loro ad arrivare alle conclusioni su ciò che c’è da fare. 


Il FRAMING è tutto quindi, quando si vuole trasmettere un messaggio. Va stabilito previo ascolto dell’altro. 

Oggigiorno, anche una chatbot riesce con 2 o 3 domande a generare efficacemente messaggi efficaci da usare durante una con gli utenti. 


In genere, quindi, nel tentare di solleticare tutti con un’informazione veicolata tramite una strategia comunicativa più efficace per qualcuno, ne risulta infastidito qualcun altro. “Tutti contenti non li farai mai”.


Ma diciamo che siamo riusciti attraverso un buon lavoro di sensibilizzazione ed un po’ di trucchetti vari a spostare le persone nella fase in cui sono convinte della necessità di cambiare; quindi, procediamo con la personalizzazione dell’aiuto rivolto a chi si trova nella fase contemplativa.



FASE CONTEMPLATIVA


Qui il maggior problema è quello legato al fattore motivazionale: potrebbe mancare motivazione. 


Ci troviamo in una fase dove le difficoltà sono di ordine motivazionale: le persone qui hanno bisogno di essere stimolate, persuase e motivate a intraprendere un cambiamento. 

Dalle strategie adatte ai pre-contemplativi, ossia informare e educare, adesso c’è da motivare: bisogna passare alla fase concreta.


Gli ostacoli principali in questa fase: tempo e varietà causale


Prendersi cura del proprio corpo significa fare prevenzione. Le malattie croniche o traumi che siamo più interessati a prevenire attraverso l’allenamento (malattie cardiovascolari, diabete2 o frattura del femore), hanno per definizione 2 caratteristiche: 


  1. SVILUPPO IN TEMPI MOLTO LUNGHI

  2. MULTIFATTORIALITA’ (quasi mai solo 1 causa) 

Per cui è molto difficile vedere direttamente il rapporto di causa ed effetto dei nostri comportamenti ed è molto difficile anche convincere della sua esistenza. 


Tempi molto lunghi: Innanzitutto, gli effetti dei nostri comportamenti sono anche molto differiti nel tempo. Nel senso che bisogna allenarsi bene oggi, per prevenire un infarto che potrebbe venire tra 10 o 20 anni. 


È più probabile che un settantanovenne sia sensibile al tema delle problematiche dovute a un consumo sregolato di alcol e le sue conseguenze disastrose sull’organismo, rispetto a un ventenne che non vede l’ora che arrivi il fine settimana per prendersi quel momento di leggerezza spesso assistito da fiumi di birra, vino e cocktails. 

Dire a un ventenne festaiolo che l’alcol fa male e che il suo consumo andrebbe moderato ha un effetto motivazionale prossimo a zero. Bisogna quindi utilizzare altre strategie più aderenti alla sua capacità di comprensione. 


Multifattorialità: Inoltre, non esiste nemmeno una relazione univoca tra comportamenti e conseguenze… presupponendo che io stia attento e mi alleno 2 o 3 volte a settimana per prevenire l’infarto, esistono almeno una ventina di altre cose che possono aumentarne il rischio. 

E come se non bastasse, non c’è nemmeno la garanzia che un comportamento possa portare a un determinato risultato per la salute; perché tutte le nostre certezze statistiche sono a livello di popolazione, però ovviamente il discorso cambia quando si passa al livello dell’individuo.


In biologia il 100% non esiste, per cui a livello individuale possiamo parlare solo di aumento o di riduzione del rischio. 


Sostituire la ricompensa immediata con il raffinato e diversificato feel good factor


Quando durante la giornata l’attenzione verso il proprio corpo è inesistente e la sera viene quell’irrefrenabile voglia di abbandonarsi al divano per guardare una serie TV qualsiasi, nella fase contemplativa succede che dentro di noi c’è la voce del coach o chicchessia che dice “attenzione! La sedentarietà non è salutare, prima di sdraiarti alzati e muoviti un po’! Ti farà bene”. 


In sostanza, ci viene chiesto di rinunciare ad una ricompensa immediata e sicura, in cambio di una che sarà molto ritardata nel tempo e nemmeno garantita. Almeno potessero dire: ogni volta che rinunci al divano per fare due km a piedi, guadagnerai 2 mesi in più in salute. Ma siccome non esiste un fondo pensione con il contatore che sale e mostra i mesi di salute che guadagno muovendomi di più, in questo modo vincerà sempre il divano. 


Ed è per questo che, a questo livello, la personalizzazione sta nello sviluppare strategie per fare leva su tutta una serie di altri fattori più immediati, consci ed inconsci, cognitivi ed emozionali, per far in modo di aumentare lo slancio motivazionale verso i comportamenti più salutari. Ok che l’infarto sarà lontano, ma ad esempio il Feel Good Factor (senso di benessere derivante dall’adottare un comportamento salutare) è piuttosto immediato. 


Per altri invece si parla proprio di piacere edonistico, perché non sta scritto da nessuna parte che l’allenamento debba essere solo una triste camminata o pedalata su un tapis roulant, al contrario, si può cogliere quell’occasione per ascoltare un buon album musicale o respirare i profumi dell’ambiente circostante se siamo all’aria aperta nel verde. 


Sono pure immediate le ricompense psicologiche (es. il senso di autoefficacia, cioè dimostrare a se stessi di essere in grado di fare una cosa che ci è proposti), l’approvazione esterna (l’emozione positiva che deriva da un complimento altrui o un’approvazione di chi di fiducia e magari anche ricevere stima per queste nuove scelte), il piacere che deriva dal proiettare una certa immagine di noi e di come stiamo bene attraverso le nostre scelte di stile di vita, oppure ancora il senso di coerenza agli impegni presi (a tutti piace essere coerenti con se stessi e/o agli occhi degli altri, qui la motivazione risiede nel non contraddirsi).


Personalizzazione dell’aiuto in fase contemplativa


A questo stadio, personalizzare vuol dire trovare le molle motivazionali più efficaci per l’individuo e che funzionano meglio nella sua situazione, oltre a sciogliere tutte le possibili preoccupazioni. “Seguire un programma di allenamento implica grandi sacrifici e privazioni, richiede molto tempo, studio, impegno, denaro ecc…” ecco, qui bisogna far vedere che non è necessariamente così e che anche piccoli cambiamenti possono fare molto, senza dover per forza stravolgere tutto. 


Molte altre persone sono frustrate e di seguito dissuase dalla miriade di informazioni contraddittorie presenti oggi in merito all’allenamento e allo stile di vita. Come so che ciò che faccio mi fa bene? Se è così, tanto vale rinunciare in partenza… non sostengo questa situazione. Ciononostante, è possibile attraverso una genuina coerenza di informazione, proteggere da fake news e informazioni contrastanti. 


    Leggi la seconda parte sulla contemplazione  




Conclusioni


Alla luce di quanto detto finora, esistono moltissimi modi di individualizzare e personalizzare l’allenamento. 

Una limitazione delle campagne di divulgazione e educazione pubblica come i blog, canali social o intelligenza artificiale (per ora), è proprio quella di fornire consigli generalizzati, semplificati e che non intendono in alcun modo sostituirsi ai pareri e consigli individualizzati di un professionista che ha in carico la tua salute e della tua famiglia. Per questo c’è sempre un ampio e chiaro Disclaimer. 


Ciononostante, in termini di consigli per un allenamento preventivo e linee guida per un sano e ottimale stile di vita, quelli che si trovano su canali seriamente impegnati nella divulgazione sono più che utili e validi in generale, oltre ad applicarsi a tutti con pochissime eccezioni. Se le esigenze individuali possono cambiare la priorità di tali consigli, non ne cambiano tuttavia il contenuto. 


Per noi Homo Sapiens che siamo in salute e vogliamo mantenerci tali, l’allenamento equilibrato è uno, che previene tutto ciò che si può prevenire e le sue regole generali sono le stesse per tutti, ossia quelle che, insieme a tanti altri colleghi, ci occupiamo di trasmettere quotidianamente con il nostro lavoro di sensibilizzazione, informazione ed ispirazione. 


Non te le ricordi in questo momento? Eccole: 


  1. SOVRACCARICO PROGRESSIVO (KAIZEN)

  2. VARIAZIONE DEGLI STIMOLI ALLENANTI

  3. CONSISTENZA 

  4. QUALITÀ > QUANTITÀ

  5. RISPETTARE I MECCANISMI INTERNI DI SUPERCOMPENSAZIONE DEL CORPO (allenamento 🡪 recupero 🡪 miglioramento)  


In questo articolo ti ho parlato di cambiamento, focalizzandomi sull’aria di prevenzione e stile di vita.


Ci tengo però a precisare una cosa: personalmente anche io ho ancora tanto lavoro da fare e abitudini disfunzionali da sradicare. È un costante work in progress


Per quanto concerne l’allenamento e le altre fette vicine a questa nella grande torta dello stile di vita, i consigli qui riposti sono ciò che ho notato funzionare maggiormente su di me e le persone che alleno. 


Sei a posto così? Sono felice di averti aiutato.

Vuoi iniziare un percorso personalizzato? Sarò lieto di conoscerti e vedere come possiamo lavorare insieme.

Prenota una consulenza: 

Puoi contattarmi compilando il form sul sito www.bemotus.it 


Adieu!



    Leggi la seconda parte sulla contemplazione  



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