Scopri a che punto sei sulla mappa del cambiamento attraverso un approccio scientifico.
“Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio.
Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra.
Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede.”
Lao Tze
Ruta 40 e Vulcano Diamante (sullo sfondo), Patagonia Argentina. Foto di Marzo 2024
“Cambiare” è un verbo che pone le sue radici nel movimento, nella dinamicità: deriva infatti dal greco kàmbein, kàmptein “curvare, piegare, girare intorno”.
Esso indica la possibilità di aggirare intenzionalmente un ostacolo, ma anche l’azione di mettere da parte, prendere le distanze da qualcosa o qualcuno, a causa di una forza scatenante, una volontà interna o esterna che ci porta a cambiare percorso.
Il viaggio che porta al cambiamento anche fosse lungo mille miglia, come suggerisce Lao Tze, inizia da un semplice passo.
È pratica diffusa rappresentare il cambiamento con l’atto del camminare, azione consueta dello spostarsi a piedi da un luogo all’altro, lungo un percorso già battuto o un sentiero inesplorato. Cambiare indica anche una progressione, l’avanzamento di un’idea, lo sviluppo dell’essere umano autentico.
Non c’è cambiamento che si possa considerare tale se a fronte dell’inserimento di nuovi e più sani comportamenti non vengono soppiantati quelli vecchi e disfunzionali.
Affinché tutto ciò sia effettivo, è buona cosa per ciascuno inquadrare il proprio stadio lungo il percorso di cambiamento, che si parli di una semplice abitudine o di situazioni ben più grandi.
In questo articolo esploreremo questo tema delicato avvalendoci di un metodo tanto semplice quanto efficace: il modello transteorico del cambiamento.
Le difficoltà iniziali
Cambiare è faticoso: il cervello è pigro e non ama i cambiamenti. Come mai tutto ciò?
Il nostro organismo funziona secondo leggi biologiche al servizio del risparmio. Ad esempio, osservando camminare le persone per strada è possibile accorgersi di quanto la maggior parte dei corpi si sia organizzata in modo da massimizzare il risparmio delle energie, sviluppando andature spesso passive alla forza di gravità, scegliendo quasi sempre il percorso più breve e, non appena possibile, sedendosi piuttosto che rimanere in piedi.
Semplicemente, il cambiamento non è lo stato naturale degli esseri umani. La stabilità è più confortante, per cui soffriamo i cambiamenti perché mettono in discussione le nostre certezze. Spesso però, la comodità è una gabbia invisibile, capace con il suo tepore di affievolire la nostra fiamma vitale, infiacchirci e svigorirci.
Che si tratti di individui o di imprese, cambiare è quindi una faticosa opportunità, straordinaria occasione di crescere e avanzare, seppur dovendo vincere un più o meno pronunciato attrito iniziale.
Cambiare secondo un approccio scientifico
Il modello più famoso per descrivere Il percorso e gli stadi un cambiamento nelle abitudini è il Modello TransTeorico di Prochaska e DiClemente teorizzato dagli omonimi psicologi negli anni ‘70. “Transteorico” perché attinge a diverse teorie psicoterapiche.
Secondo questo modello cambiare un comportamento è un processo che passa attraverso una serie di fasi diverse e vale per qualunque comportamento sia esso iniziare a prendersi cura del proprio corpo, smettere di fumare, decidersi a seguire una dieta, una psicoterapia o quant'altro.
Le fasi del modello Transeorico
Sono cinque le fasi che compongono il modello di cambiamento proposto da Prochaska e DiClemente: fase precontemplativa, fase contemplativa, fase di preparazione, fase di azione, fase di mantenimento.
Da un punto A si arriva a un punto B, seguendo un percorso piuttosto chiaro nelle sue fasi che, però, risulta essere tutt’altro che lineare e non sempre coincide con il raggiungimento dell’obiettivo. La condizione necessaria affinché il viaggio del cambiamento sia veramente possibile è la nostra forza di volontà.
Attraverso la conoscenza del modello transteorico riportato in questo articolo, è possibile orientarsi sulla propria mappa e porre solide basi per instaurare le nuove abitudini funzionali e positive che vogliamo far entrare nella nostra vita.
Vediamo ora più nel dettaglio le cinque fasi proposte da Prochaska e DiClemente.
PRIMA FASE: PRECONTEMPLATIVA
In questa fase, il soggetto non prende ancora in considerazione l’eventualità concreta di cambiare un comportamento in quanto non è ancora consapevole del bisogno di modificarlo. È come se il problema non ci fosse.
SECONDA FASE: CONTEMPLATIVA
Arriva la presa di coscienza: le cose così come stanno non vanno bene!
Il soggetto non ha ancora deciso di operare il cambiamento ma per lo meno ha contezza del fatto che qualcosa va cambiato prima o poi.
Tutti noi sappiamo che ci sono delle cose che vorremmo cambiare, dovremmo cambiare, e ci diciamo sì prima o poi lo farò, però magari possono passare degli anni prima di agire.
TERZA FASE: PREPARAZIONE
La decisione di cambiare è stata presa… il cambiamento è imminente!
Viene raccolta sufficiente motivazione e determinazione per decidere che è arrivato il momento di attuare il cambiamento.
È la fase in cui l’individuo si predispone con quanto serve per poi cominciare.
Nel caso dell’allenamento potrebbe essere: informarsi, studiare, attrezzarsi…
QUARTA FASE: AZIONE
Quando tutto è pronto, se si comincia effettivamente ad implementare dei cambiamenti, si passa all’azione.
QUINTA FASE: MANTENIMENTO
Naturalmente, il fatto di cambiare qualcosa non è garanzia del fatto che tale comportamento verrà mantenuto nel tempo. Il successo sarà ottenuto se e solo se le nuove abitudini riusciranno a soppiantare le precedenti in modo stabile. Così si passa alla fase successiva, altrimenti il soggetto può ricadere in una delle precedenti fasi.
La personalizzazione: una qualità indispensabile al lavoro
È abbastanza evidente che ognuno di noi necessita di un tipo di aiuto diverso a seconda della fase di cambiamento in cui si trova in modo da poter passare con successo alla fase successiva ed evitare ricadute.
In questo senso, perciò, possiamo sicuramente parlare di personalizzazione, che ha a che fare con il tarare comunicazione e tipo di aiuto sulla base delle esigenze personali.
Leggi l’articolo di approfondimento sulla personalizzazione.
Conclusioni
Alla luce di quanto detto finora, esistono moltissimi modi di individualizzare e personalizzare l’allenamento.
Una limitazione delle campagne di divulgazione e educazione pubblica come i blog, canali social o intelligenza artificiale (per ora), è proprio quella di fornire consigli generalizzati, semplificati e che non intendono in alcun modo sostituirsi ai pareri e consigli individualizzati di un professionista che ha in carico la tua salute e della tua famiglia. Per questo c’è sempre un ampio e chiaro Disclaimer.
Ciononostante, in termini di consigli per un allenamento preventivo e linee guida per un sano e ottimale stile di vita, quelli che si trovano su canali seriamente impegnati nella divulgazione sono più che utili e validi in generale, oltre ad applicarsi a tutti con pochissime eccezioni. Se le esigenze individuali possono cambiare la priorità di tali consigli, non ne cambiano tuttavia il contenuto.
Per noi Homo Sapiens che siamo in salute e vogliamo mantenerci tali, l’allenamento equilibrato è uno, che previene tutto ciò che si può prevenire e le sue regole generali sono le stesse per tutti, ossia quelle che, insieme a tanti altri colleghi, ci occupiamo di trasmettere quotidianamente con il nostro lavoro di sensibilizzazione, informazione ed ispirazione.
Non te le ricordi in questo momento? Eccole:
SOVRACCARICO PROGRESSIVO (KAIZEN)
VARIAZIONE DEGLI STIMOLI ALLENANTI
CONSISTENZA
QUALITÀ > QUANTITÀ
RISPETTARE I MECCANISMI INTERNI DI SUPERCOMPENSAZIONE DEL CORPO (allenamento 🡪 recupero 🡪 miglioramento)
In questo articolo ti ho parlato di cambiamento, focalizzandomi sulle aree della prevenzione e dello stile di vita.
Ci tengo però a precisare una cosa: personalmente anche io ho ancora tanto lavoro da fare e abitudini disfunzionali da sradicare.
È un costante work in progress.
Per quanto concerne l’allenamento e le altre fette vicine a questa nella grande torta dello stile di vita, i consigli qui riposti sono ciò che ho notato funzionare maggiormente su di me e le persone che alleno.
Sei a posto così? Sono felice di averti aiutato.
Vuoi iniziare un percorso personalizzato? Sarò lieto di conoscerti e vedere come possiamo lavorare insieme. Prenota una consulenza:
Puoi contattarmi compilando il form sul sito www.bemotus.it
Adieu!
Leggi l’articolo di approfondimento sulla personalizzazione.
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